martedì 20 giugno 2017

L'anima della frontiera di Matteo Righetto

Titolo: L’anima della frontiera
Autore: Matteo Righetto
Editore: Mondadori, Scrittori Italiani e Stranieri 
Pagine: 192, brossura con alette
Prezzo: 18,00€
Data di pubblicazione: 13 giugno 2017


Sinossi: Nevada. Sembra il nome di un deserto, e invece è il luogo in cui vive la famiglia De Boer, in alta val Brenta. Una terra circondata da boschi aspri, dove le case si inerpicano su pendii vertiginosi. Sono gli ultimi anni dell'Ottocento e i De Boer, che lavorano nei campi di tabacco, il pregiatissimo Nostrano del Brenta, vivono consapevoli che solo nella muta e rispettosa alleanza tra uomini e natura selvaggia esiste una possibilità di sopravvivenza. Augusto è il capofamiglia, un uomo taciturno, lavoratore instancabile, capace di ascoltare la voce dei boschi e il fischio del vento. Jole, la figlia maggiore, ha la stessa natura selvatica del padre e una sfrenata passione per i cavalli. I proventi del tabacco però non sono sufficienti a far campare la famiglia con dignità. Ecco perché Augusto un giorno decide di tentare il viaggio oltre la frontiera austriaca per contrabbandare l'eccedenza del raccolto. Un cammino impervio attraverso sentieri e passaggi impraticabili, minacciato dalle bestie feroci, dagli agguati dei briganti e dalla sorveglianza dei finanzieri. Jole ha quindici anni quando suo padre stabilisce che è giunto il momento di portarla con sé: qualcun altro deve conoscere la strada. Non passerà molto tempo prima che la ragazza si trovi a dover compiere il viaggio da sola. Inoltrandosi con solenne lentezza in una natura maestosa, rifugio accogliente e poi, d'un tratto, trappola insidiosa, Jole cerca di portare al sicuro il suo prezioso carico e di capire cosa sia successo al padre, che tre anni prima non ha più fatto ritorno proprio da una spedizione in Austria. L'anima della frontiera è un romanzo unico, lirico e scarno, nitido come un cielo spazzato dal vento. Matteo Righetto descrive con maestria scenari naturali di grande bellezza e ne fa il correlativo oggettivo dell'anima delicata e forte della sua splendida protagonista. Un western letterario che con una scrittura pulitissima e quasi materica riesce a trasmetterci un'epica intima e solenne.
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Questo è un libro che viene categorizzato come “narrativa moderna e contemporanea”: non posso dirmi d’accordo con questa definizione, perché trovo che sia molto, molto di più.


Righetto ci ha donato un romanzo colto e introspettivo, un viaggio di formazione che evidenzia le priorità umane e porta un messaggio importante secondo il quale non ci si deve mai arrendere davanti alle difficoltà ma, soprattutto, davanti alle “etichette”: la protagonista del romanzo è una giovane donna che, nonostante sia tale, dedica anima e corpo al lavoro che suo padre, prima di lei, ha svolto per anni per mantenere la propria famiglia. 

Le atmosfere che ho trovato nel libro mi hanno ricordato quelle che mi è capitato di trovare nelle opere di Cormac McCarthy, fatto suggerito anche dalla scelta dell’autore di aprire il racconto con una citazione dello stesso: 

“Pensò che la bellezza del mondo nascondeva un segreto, che il cuore del mondo batteva a un prezzo terribile, che la sofferenza e la bellezza del mondo crescevano di pari passo, ma in direzioni opposte, e che forse quella forbice vertiginosa esigeva il sangue di molta gente per la grazia di un semplice fiore.”

La Jole è la maggiore di tre figli, sedicenne al momento della sua prima partenza come contrabbandiera di tabacco, al seguito di suo padre, sul finire dell’Ottocento. Il momento che tanto ha aspettato è finalmente giugno portando con sé, però, un avvenimento cruciale e drammatico per i De Boer: il capofamiglia finirà per non tornare più a casa.
Toccherà a Jole occuparsi di sua madre e dei suoi fratelli, ereditando il mestiere da suo padre che la porterà ad affrontare un viaggio importante, fondamentale per la sua crescita e per la sua famiglia.

La scrittura di Righetto mi ha totalmente conquistata, tenendomi incollata alle pagine come non mi capitava da molto tempo. Ho trovato il linguaggio perfettamente in tema con il contesto e le descrizioni dosate e gestite alla perfezione, tanto da indurmi a credere di essere lì, insieme ai personaggi. Il romanzo è scorrevole, con un ritmo incalzante e riflessivo allo stesso tempo, anche se non so spiegare come sia possibile. 


Le sensazioni che provano i personaggi sono descritte in maniera estremamente empatica, delicata e ho apprezzato infinitamente i riferimenti che trasmettono un bellissimo messaggio sull’amore per gli animali e l’importanza degli stessi. 

Un altro accento particolarmente presente è quello sul valore del lavoro e del mantenimento della propria famiglia, insegnamento che viene egregiamente trasmesso a Jole da suo padre. 

In ultimo, ma non per importanza, è d’obbligo che io spenda qualche parola per le ambientazioni: descritte magistralmente, sembra di immergercisi non appena si inizia a sfogliare il libro; non ho avuto il piacere di visitare in prima persona i luoghi dove è ambientato il romanzo ma è una mancanza a cui rimedierò certamente dopo questa lettura. 

La coltivazione del tabacco è un argomento inusuale e interessante, che sono stata felice di approfondire. Ho immaginato di sentire la stessa fatica che ogni membro della famiglia De Boer prova nel portare a termine le proprie mansioni quotidiane, e sono rimasta molto colpita dall’unità familiare che hanno trasmesso le descrizioni di Righetto di queste operazioni. 

L’epilogo della storia ha irrimediabilmente chiuso il cerchio del mio viscerale innamoramento verso il romanzo: una volta chiuso, ho provato quella sensazione di smarrimento, di abbandono che ogni lettore conosce molto bene.

Non posso far altro che consigliarne la lettura, sono certa che si insinuerà nel cuore di tanti di voi, proprio come ha fatto con me.


#pazzagioia




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