giovedì 18 gennaio 2018

Due chiacchiere con l'autore: intervista a Massimo Bubola, "Ballata senza nome"

Buongiorno Amici dei Libri e buon giovedì!

Sono immensamente felice di potervi portare l'intervista che ho avuto l'occasione di fare a Massimo Bubola, in seguito alla lettura del suo ultimo lavoro "Ballata senza nome" di cui trovate la recensione qui.
Ringrazio Edizioni Frassinelli per tutte le opportunità che riserva a chi, come me, vive di inchiostro su carta e Massimo Bubola per l'estrema disponibilità che ha dimostrato nei miei confronti. 

1. Mi ha colpita molto leggere dell'aneddoto del farmacista che consiglia i libri dei grandi autori russi: è avvenuto realmente o è frutto di fantasia? In caso la risposta fosse la seconda, come le è venuta in mente questa associazione?


MB: A fine ottocento e nei primi del novecento gli scrittori russi soprattutto Turgenev, Dostoevskij, Gogol', Pushkin e Tolstoj erano molto letti ed ammirati e per molti furono un punto di riferimento letterario unico.

2. Ho trovato estremamente arricchente la parte iniziale del libro in cui sono racchiuse alcune righe dedicate all'arte e all'osservazione di alcuni dipinti come “Il trionfo della morte”. Qual è il suo personale rapporto con l'arte figurativa? E' legato in qualche modo a quello con la musica?

MB: Il legame tra letteratura, musica, pittura e scultura è molto profondo. La pittura è sintesi e concentrato come la poesia e parla una lingua universale densa di riferimenti e di significati che non sempre tutti colgono. La pittura e la scultura sacra ad esempio erano illustrative e didascaliche e riuscivano a parlare ad una moltitudine di analfabeti. Molti simboli e allegorie oggi sono vuoti. Se veniva raffigurato su un capitello un pavone era simbolo di superbia o il corvo malvagità o di morte e tutti nel medioevo intendevano.

3. So che le è già stata rivolta questa domanda ma tengo molto a riportare il suo pensiero a tal proposito ai miei lettori: come reputa la scelta di assegnare nel 2016 il Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, in quanto autore mi testi musicali e “non letterari”?

MB: Premesso che i testi musicali sono sempre letterari, anche i più beceri. C'è buona e cattiva letteratura come ci sono buoni e cattivi testi musicali e belle e orrende, vuote poesie. Il genere non nobilita mai nulla, ma è l'artista che lo fa anche in arti considerate minori. La prima forma di letteratura è cantata, basti pensare ad Omero e Esiodo che cantavano la loro grande poesia nelle corti greche nell'ottavo secolo avanti Cristo. Erano poemi scritti in versi e rima, così come le canzoni ancor oggi che mantengono ancora un forte legame con la poesia antica e con le strutture formali di metrica e rima, che la poesia moderna ha in gran parte abbandonato. Solo chi non conosce la storia della letteratura, può pensare che uno scrittore di canzoni non sia un poeta.  Lo sono stati Dante e Petrarca coi loro rispettivi Canzonieri e lo sono stati poeti come Poliziano e Metastasio che dette un grande apporto all'affermazione del melodramma. Tutti i poeti fino a fine '700 suonavano uno strumento e conoscevano la musica. I poeti che non hanno un buon rapporto con la musica è un problema relativamente recente. Dylan senz'altro per la sua somma e vasta opera sta a buon diritto accanto ai grandi poeti del Novecento come Eliot, Lorca, Pound, Ginsberg, Ungaretti, Creeley, Hughes, Prévert, Neruda, Evtushenko ed altri.

4. All'inizio di ogni flusso di coscienza delle anime dei militi ignoti, il lettore può immergersi in alcuni dei versi nati dalla sua penna, scritti per sé o, in qualche caso, per Fabrizio de André. Può raccontarci da dove è nata l'idea di affiancarli alle voci dei protagonisti del suo libro?

MB: Solo la poesia è in grado, per sua natura, di fare salti logici e spaziotemporali. Può dare voce ai morti e renderli vivi, sa affidare piccole storie finite all'infinito e renderle epiche, cioè racconto comune.  L'ispirazione è un processo oscuro che miscela tante cose di te stesso e degli altri. Cose lette, sentite, sognate. Ma devi avere una visione, altrimenti tutto diventa mero esercizio. Nella mia ultima esperienza letteraria, i personaggi nascono da una forte spinta di pietà per le migliaia di soldati caduti senza nome, senza lasciare un saluto o un ricordo, se non nel cuore dei loro cari. Attraverso questo libro ho cercato di risarcirli, di ridare loro una storia, dei sentimenti ed una fine dignitosa, per quanto crudele, alle loro povere, disadorne vite.  Nelle mie canzoni c'è la mia poetica di cui una parte rilevante è l'amore e la misericordia per gli umili ed i perdenti, che fanno parte di molte di quelle canzoni che ho scritto e fin dall'inizio quando ero poco più di un ragazzo e alcune di queste cantate poi da De André.

5. Il personaggio di Maria può, ai meno attenti, apparire quasi marginale ai fini della storia, fino alla conclusione della vicenda durante la quale avrà un ruolo di massima importanza: c'è qualcuno cui si è ispirato per caratterizzarla e per darle vita?

MB: Quel 28 ottobre del 1921 la maternità di Maria Bergamàs vive un momento unico e straziante. Dovrà scegliere tra quelli undici figli con cui ha intrecciato la vita e la morta, uno soltanto. Quello che sarà inumato sull'Altare della Patria ed in questa scelta crudele e innaturale, Maria compie il suo destino di prescelta come quello della madre Cristo.

6. Le è possibile identificare uno o più autori che possano aver avuto un ruolo nella sua decisione di scrivere libri oltre che canzoni? Qualcuno di questi l'ha accompagnata durante la sua vita di lettore?

MB: Le canzoni e i libri sono sempre andati per mano nei secoli come dicevo poc'anzi. Senz'altro sono molto legato alla letteratura veneta del secondo dopoguerra e parlo di Mario Rigoni Stern, di Luigi Meneghello, Ferdinando Camòn e Carlo Sgorlòn. La nostra letteratura attinge molto dal racconto popolare, dalla mitologia e dalla favolistica contadina. Poi ci sono i grandi scrittori latinoamericani come Garcia Marques, Juan Rulfo, Manuel Scorza, Haroldo Conti. Tra gli americani contemporanei soprattutto Paul Auster. 

7.Per quanto possa risultare ovvio, essendo esplicito il legame tra i suoi lavori musicali e la scelta del titolo, ci racconta ciò che sta dietro alla decisione di denominare la sua opera “ballata”? 

MB: La ballata è una struttura di canzone che deriva anticamente dal ballo, come è nel termine stesso, ed ha una costruzione a strofe che si ripetono strutturalmente, sempre uguali. La ballata dal medioevo in avanti è diventata nel tempo una delle strutture narrativo-musicali più frequentate per raccontare storie e specialmente vicende epiche e fatti di sangue. Ho usato quindi questa nome perché avevo undici strofe-capitoli su undici personaggi. 

8.Leggendo “Ballata senza nome” mi è risultato difficile non chiedermi che legame ci sia tra lei e la Prima Guerra Mondiale. Ha potuto confrontarsi con qualcuno che si sente di citare per la stesura del libro?

MB: Ho scritto un primo romanzo nel 2009 "Rapsodia delle terre basse" dedicandolo a mio padre e alla terra dove sono nato: la Mesopotamia d'Italia, il basso veneto, terra dei due grandi fiumi: l'Adige e il Po, ambientato negli anni cinquanta. "Ballata senza nome" l'ho voluto scrivere invece nel ricordo di mio nonno, che è stato una figura altrettanto importante per me e fonte di tanta ispirazione e presenza in tante mie canzoni da Fiume Sand Creek a Coda di Lupo a I venti del Cuore. Mio nonno Silvio ha combattuto nella Grande Guerra nei bersaglieri e sul basso Piave dopo Caporetto. I suoi brevi accenni e racconti mi hanno sempre commosso e affascinato ed anche il fatto che quelle rare volte che iniziava a cantare una canzone della guerra non riusciva mai a finirla per la commozione. Questo ha fatto sì che fin da bambino non sottovalutassi le canzoni e la loro forza evocativa e scegliessi di dedicare molte delle energie a scrivere canzoni spesso con il taglio di una nuova epica, che tanto manca al nostro avventurato paese. Per la struttura e la stesura del libro devo ringraziare soprattutto Giovanni Francesio, che mi ha fatto da editor e mi ha seguito in tante dure salite e in qualche dolce discesa, supportandomi e sopportandomi su tutto financo la copertina il resto. 
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Spero di essere riuscita a fornirvi ulteriori spunti e argomentazioni perché possiate decidere di leggere questo libro e che possiate sentirvi arricchiti quanto lo sono stata io. 






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